Come l’ho conosciuto
Il mio smisurato amore per Ruggine, nasce in pandemia, quindi è un amore giovane, ma intenso. Sono una marchigiana fuori casa, ormai umbra d’adozione. Nel disperato tentativo di sentirmi a casa, ordino on line ogni tipo di vino che proviene dalla mia terra, mi imbatto in Clara Marcelli, si chiama come me, vedi a volte il caso? L’etichetta è eclettica ma pulita, il font scelto richiama molto le grandi Maison della Borgogna, il nome si ispira al colore del Corten, che troviamo in vigna e nella moderna struttura della cantina, ma anche un po’ al colore.
Ruggine è un vino prodotto da un vitigno autoctono molto raro: Bordò, clone di una grenache, si narra che dei pastori sardi, durante la transumanza abbiamo portato nel piceno questa vite, dalle sembianze un po’ selvatiche, con un grappolo a bacca rossa, molto piccolo e compatto, di bassissima resa, da qui si pensa derivi il nome dal dialetto sardo “sai de burda” letteralmente “vite selvatica”, che trasformato in vari dialetti diventa Bordò. Esiste anche l’ipotesi che sia stato introdotto dai soldati francesi di Napoleone, ma sicuramente è quella che mi piace di meno.
Descrizione della cantina
Emanuele e Daniele sono i due fratelli rispettivamente architetto e geometra, con la passione del vino, anche detti vignaioli del mio cuor. La cantina porta il nome della loro mamma, è a conduzione familiare, con l’aiuto della preziosa Chiara, si trova a Castorano, in provincia di Ascoli Piceno, in collina, con le vigne rivolte verso il mare Adriatico e protette alle spalle del Monte Vettore, nella DOC Rosso Piceno. L’azienda agricola è certificata biologicamente, molto attenta al rispetto della natura, effettuano la raccolta manuale delle uve, dopo attenta selezione dei grappoli.
Perché mi piace
Con Ruggine è amore al primo sorso, intenso, ematico, carnale, passionale. Il colore mi cattura sin da subito, rosso brillante un po’ scarico, ma un sacco lucente, il vitigno non ha una grande resa nell’estrazione degli antociani. Nel calice è un tripudio di rosa rossa, alloro, elicriso, rabarbaro, si respira la terra su cui è cresciuto, ha un sorso carnoso, dal tannino deciso, morbido e seducente. Ruggine è un vino da meditazione, che va degustato davanti al camino, magari alla finestra una copiosa nevicata, scandita lentamente con un vinile di Franck Sinatra nell’aria, sulle note di That’s Life, da soli, mentre si legge un libro. Ruggine è il nome del mio gatto, un tatuaggio che ho deciso di portare per sempre con me, il mio vino del cuore.